Darbo, arte come percorso: una sineddoche (Parol on line - febbraio 2000)
di Leonardo Bolognesi
Appunti a ruota libera a proposito dell'ultimo lavoro di Darbo.
A
proposito dell'opera di Darbo vista in occasione della mostra tenuta recentemente
a Copparo ritengo che la
si debba leggere complessivamente come un lavoro in cui le
varie opere compongono un'opera più complessa. Insomma tutta la mostra
andrebbe letta complessivamente come un'unica opera. In questi termini
usando gli strumenti della retorica si potrebbe azzardare che l'opera
suddetta sia riconducibile ad una figura retorica: la sineddoche.
La parte per il tutto. Dove la parte può scambiarsi
il ruolo con il tutto vicendevolmente. Non solo ogni opera
rappresenta in sintesi il lavoro nel suo complesso ma ogni parte dell'opera
può essere intesa come il tutto; sia dell'opera stessa che del lavoro
dell'autore inteso globalmente (almeno dell'ultimo periodo). Ogni
singolo quadro può essere visto come l'evoluzione (o l'involuzione)
di un'opera precedente (o successiva). Una ricerca
in cui l'autore sembra confrontarsi con una pulsione indefinita,
dapprima incontrollata (solo "sfogata") che via via
diventa completamente (maggiormente) posseduta o forse essa stessa
più possessiva. Darbo ci mostra
il percorso del divenire dell'opera senza indicarci un'opera
definitiva, finale, senza voler pervenire ad un'opera
completamente autoreferenziale. Anzi
l'autore sembra volere infondere dignità artistica all'operazione,
altrove assolutamente privata, del comporre, del creare: l'arte
come percorso e non come obiettivo. All'autore interessa
dare valore al "viaggio" mettendo in secondo ordine la "meta
finale".
Se
l'opera d'arte generalmente è intesa come la manifestazione finale
di un lavoro creativo/interpretativo, Darbo
propone una epifania dell'atto di transizione, del "viaggio"
che porta ad un "qualchecosa"
che rimane da attribuire, (quasi fosse una delega che Darbo
conferisce al lettore: finire l'opera) . Il prodotto finale ha valore
nella misura in cui ha valore il percorso che lo ha realizzato. Anche
la struttura narrativa (se così si può dire) delle singole opere sono
una segmentazione del continuum presignificativo
attraverso
una sottosegmentazione che riproduce l'operazione primordiale del
significare, del concettualizzare
la realtà. Credo che in questo senso Darbo
vada letto come l'autore che propone una poetica del divenire
in cui il segno non mira alla rappresentazione del particolare esaustivo
- tutt'altro - egli, raccontando un percorso,
ne sublima solamente un tratto ( anche qui - una parte del
"percorso"-) lasciando inevasa sia la parte precedente che
la successiva, ( se non intese come riferimento alle opere "circostanti")
.
Darbo arriva così ad una sorta di maturità poetica e ad una cifra sempre più personale, sofferta, dove si abbandonano le "sicurezze" cromatico-cubiste o le figure socio-simboliche dei periodi precedenti. Quest'ultimo lavoro ha sicuramente i crismi del lavoro di ricerca (proprio per le caratteristiche suddette) che potrebbe presagire la conquista di una successiva meta poetica ( chi può dirlo), ma che ci sembra sia proprio in questa sua incompiutezza ( del linguaggio, penso a Becket ed alla crisi del linguaggio) che vada ricercata la specificità del lavoro di Darbo ed il suo futuro.
Marcello Darbo è
Laureato in Scienze Politiche, vive e lavora a Ferrara. Allievo dello
scultore Massimo Cardellini, è attivo artisticamente dal 1984.
Personali: 1986 - Ferrara: circolo Villaclasta,
con il patrocinio del Comune; 1988 - Migliarino: centro culturale
comunale - Ferrara: Stanza di S.Giorgio;
1989 - Portomaggiore: Centro culturale "Palazzo Gulinelli" - Firenze: Galleria "Il Punto"
- Codigoro: Sala Civica "Palazzo Borello";
1991 - Ravenna: Galleria 420WB; 1992 - Ferrara: Centro Attività Visive,Palazzo dei Diamanti; 1995 - Memmingen
(Germania): Kreuzherrnsaal, sala civica,invitato
della Associazione Italo-Tedesca della
città, 1998 - Migliarino: Centro culturale del comune - Ferrara: Libreria
Feltrinelli "l'artista Paola Forlani
presenta il numero di marzo '98 della rivista letteraria "Ellin
Selae" che ospita un suo ciclo di disegni originali;
1999 - Copparo: Sala civica "Oreste
Marchesi".
Nel 1994 partecipa a Roma alla rassegna "EUROPEA-AMERICA
360 E-VENTI", 180 artisti segnalati da 60 critici italiani, a
cura di Paolo Balmas. Nel 1996 realizza alcuni lavori per la compagnia
di ballo di Ferrara "OM". Nel 1998 a Kaufbeuren
(Germania) rappresenta il Comune di Ferrara in una collettiva di 5
artisti. Al suo attivo diverse collaborazioni come illustratore: per
l'Associazione Nazionale Educatori Professionali illustra nel 1994
il numero 0 del periodico "Block Notes" e un manifesto informativo;
per il Comune di Ferrara illustra nel 1996 un numero di un periodico
rivolto al mondo studentesco e realizza nel 1997 il bozzetto per il
logo del Progetto Adolescenti.
Hanno scritto di lui: Antonio Caggiano,
Sergio Altafini, Gabriele Turala, Massimo Cavallina, Imo Benelli, Serena Simoni, Gilberto
Pellizzola, Francesco Monini,
Marco Tessaro, Paola Forlani,
Franco Patrono.Ha lo studio in Ferrara
nel Vicolo Mozzo della Tegola n°17 - tel.0532.208.955.
In programmazione: una personale all'Istituto di Cultura "Casa
Giorgio Cini" di Ferrara diretta
da Don Franco Patrono.