Regione Emilia Romagna
Provincie di Bologna e di Rimini
Comuni di Bologna, Cesena, Imola, Rimini
Galleria d'arte moderna di Bologna
Officina America
Curatore Renato Barilli
24 gennaio - 31 marzo 2002
Sedi:
Bologna, Villa delle Rose (Galleria d'arte moderna)
Imola, Museo di San Domenico
Cesena, Ex-pescheria
Rimini, Palazzo dell'Arengo
Un po' di storia
La Regione Emilia Romagna presenta al massimo livello le tipiche caratteristiche
dell'Italia, che si possono condensare nello slogan "piccolo
è bello". Essa infatti è articolata in una miriade di centri
medio-piccoli, di cui il capoluogo, Bologna, è appena un "primus
inter pares", con la sua popolazione ormai inferiore ai 400.000
abitanti. Ognuno di questi centri è ricco di tradizioni culturali,
sviluppa un proprio dialetto e vanta superbi edifici storici restaurati
per ospitarvi manifestazioni culturali. Tuttavia il complesso organico
di questo tessuto di micro-urbanizzazione può essere paragonato a
una sorta di macro-struttura metropolitana unitaria. E' come se l'intera
Regione Emilia Romagna corrispondesse a una Los Angeles estesa su
una vasta area percorsa da una fitta rete di canali, sia in senso
materiale che virtuale. Tenendo come punto di riferimento Bologna,
quest'area può essere percorsa puntando a Est, verso l'Adriatico,
il che corrisponde propriamente all'unità storico-geografica della
Romagna, oppure si può puntare a Ovest, verso Milano. Una tradizione
ormai quasi ventennale ha tentato di fare del versante romagnolo,
da Bologna fino a Rimini, l'epicentro di grandi manifestazioni artistiche
di portata internazionale, nella speranza di giungere, col tempo,
a costituire un evento simile a Documenta di Kassel. Nel 1986 ci fu
il grande appuntamento dedicato a "Anniottanta" (per gli
Usa erano presenti Robert Longo, Julian Schnabel, Cindy Sherman, il
Pattern Painting con Kushner e McConnel, i Graffitisti con Basquiat
e Haring), poi nel '91 seguì "Anninovanta" (per gli USA:
Jeff Koons, Peter Halley, Haim Steinbach, Mike Kelley, Jonathan Lasker,
Vic Muniz, Jennifer Bolande ecc., per il Canada Jocelyne Alloucherie,
Tom Dean, Pierre Dorion, Gilles Mihalcean ecc.). Quelle due mostre
furono "totali", in quanto gli artisti europei si trovavano
a fianco dei colleghi d'oltreoceano, anche se questi ultimi rappresentavano
soltanto l'America del Nord. In seguito, si è ritenuto opportuno accorciare
la periodicità di queste manifestazioni portandola alla classica unità
di misura biennale, ma limitandone però l'ampiezza, saggiando di volta
in volta una singola area geografica. Ecco così che nel '97 si è avuta
"Officina Italia", seguita nel '99 da "Officina Europa",
e ora, come indicato sopra, è la volta di "Officina America",
e si spera che in futuro, con la solita scansione biennale, possano
seguire un'"Officina Asia" e una "Africa", o anche
una "Oceania", dopo di che si riprenderebbe con l'Italia.
Contenuti estetici
della mostra
Naturalmente, mentre si procede a questo esame seguendo un criterio
neutro di ordine, fitti e intensi sono invece i mutamenti al livello
della ricerca estetica. E appunto l'unità più corta del biennio permette
di rilevarli più rapidamente, quasi "in tempo reale" rispetto
al loro svolgimento. Così, l'"Officina Italia" (1997) aveva
registrato una vittoria quasi assoluta del clima post-concettuale,
fondato sul "triangolo Kosuth" (foto-oggetto-materiale linguistico),
benché già allora si assistesse al tentativo di personalizzare al
massimo l'uso di questi strumenti in sé molto neutri o addirittura
an-estetici. L'"Officina Europa" (1999) già registrava un
"riscaldamento" dei mezzi, verso la reintroduzione di coefficienti
sempre più sensuali ed erotici. Non per nulla una sezione della mostra
poteva essere intitolata "New Pattern Painting", dato che
appunto si sentiva il bisogno di soddisfare certi bisogni libidici
e istintuali per il colore, la decorazione, le pulsioni emotive. "Officina
America" registrerà, probabilmente, un definitivo abbandono del
"triangolo Kosuth", o prima ancora, di una serie di tradizionali
opposizioni dialettiche: riferimento all'esperienza esterna o tautologia?
Forme dure, geometriche, "hard", o invece "soft",
di ispirazione quasi organica? Materiali di origine metallica o invece
prodotti dalla chimica sintetica? Probabilmente è nato ormai un "tertium",
una realtà completamente diversa da quanto per tradizione si intendeva
con questa parola, tanto che occorre premettervi necessariamente varie
particelle, e parlare così di un ir-, o iper- o sur-realtà, come del
resto si è già fatto varie volte nel passato recente. Solo che oggi
questa realtà "altra" è l'unico aspetto dominante e non
riesce possibile paragonarla a una realtà "normale" e tradizionale.
Ciò corrisponde anche al concetto, forse il più importante nato negli
anni Novanta, del post-umano, a patto che anche qui il "post"
non venga isolato, considerato separatamente, identificato in qualche
appendice addizionale rispetto a un corpo "umano" che sappiamo
ancora dove trovare. Il "post" si è irrobustito, e costituisce
ormai per se stesso una nuova umanità o realtà, a determinare la quale
entrano gli apporti di tutti i mass media, e tutte le possibili avventure
sia verso il futuro che verso il passato. Nel presente, cioè, "collassano"
sia le varie ipotesi cibernetiche e fantascientifiche, sia le molteplici
rivisitazioni del passato. Tutto ciò giustifica anche il ricorso a
un gran numero di tecniche e di modalità di intervento, purché ciascuna
di queste sia funzionale al programma comune di dare consistenza a
realtà o irrealtà di ordine nuovo, nate da un enorme processo di sintesi.
Criteri espositivi
Questa piattaforma teorica, volutamente indeterminata e ambigua, ha
guidato il curatore nel processo di selezione, volto a stendere una
lista di sessanta artisti, in genere al di sotto dei quarant'anni
d'età, ma senza che questa soglia costituisca un obbligo formale.
Nella lista non verranno inclusi gli artisti già presenti in "Anniottanta"
e "Anninovanta", di cui le "Officine" si considerano
il seguito. Ma non verranno inclusi neppure coloro che, pur emersi
in seguito, hanno già raggiunto una sicura affermazione e una conseguente
presenza in Italia attraverso mostre importanti. Ogni artista avrà
a disposizione uno spazio adatto a esprimersi. La dislocazione nelle
quattro sedi della mostra avverrà tenendo conto della natura dei singoli
spazi e della loro corrispondenza alle necessità espositive delle
opere. Villa delle Rose a Bologna, essendo articolata in stanze che
si prestano a interventi di decorazione e di wall-painting, è la sede
pigliore per la sezione detta "Una nuova casa per l'uomo".
Il S. Domenico di Imola, che dispone di lunghe pareti per opere di
fotografia o di pittura, si presta molto bene alla sezione "Per
una nuova sensibilità pittorica". Infine Cesena e Rimini, che
offrono "open spaces" adatti alle installazioni e alle sculture,
ospiteranno la szione dedicata all' Iper-oggetto.
Catalogo
Come è nella tradizione di tutte queste mostre, è previsto un catalogo
pubblicato da Mazzotta, Milano, in cui ognuno dei 60 espositori avrà
a disposizione due pagine a colori, oltre alla possibilità di fornire
un cv. I testi, del curatore e di altri critici volti a indicare aspetti
particolari della mostra, saranno in italiano e in inglese.
Conclusioni
Concepita in tempi anteriori all'immane catastrofe delle due Torri
di Manhattan, la mostra è ben lieta di divenire un caldo e commosso
omaggio che il "popolo" dell'Emilia Romagna, e dell'Italia
tutta, dedica a una metropoli, a una nazione, a una regione geopolitica
così duramente provata dal dramma. Una selezione che rischiava di
soffrire alquanto per essersi limitata solo all'area nordamericana,
col pericolo di consacrarne il predominio su altre parti dell'America,
diviene così un dovuto atto d'omaggio, riservando a puntate successive
il compito altrettanto obbligatorio di prendere in esame le realtà
culturali dell'America latina, oggi così effervescenti e incisive.
La mostra approfitta della totale coincidenza, nei giorni di inaugurazione,
con Artefiera di Bologna nella sua edizione 2002, con cui intende
stabilire una piena e feconda sinergia, anche ad auspicio che questa
possa aprirsi sempre più all'intero contesto internazionale.
Le tre sezioni della mostra /The three sections of the exhibition
Sez. A Una
nuova casa dell'uomo / a New Home for Humankind
1. Polly Apfelbaum 2. Ingrid Calame 3. Bonnie Collura 4. Arturo Herrera
5. Lucky Debellevue 6. Olivier Herring 7. Cannon Hudson
8. Jim Isermann 9. Marina Kappos 10. Stacey Lancaster 11. Jean Lowe
12. Virgil Marti 13. Erik Parker 14. Larry Pitman 15. Monica Prieto 16. Stephanie Pryor 17. Francesco Simeti 18. Sarah
Stevenson 19. Jay Wilson 20. Rob Wynne
Sez.B Per una
nuova sensibilità pittorica/ Toward a New Painterly Sensibility
1. Nicolas Baier 2. Ellen Berkenblit 3. Michael Bevilacqua 4. Ginny
Bishton 5. Andy Collins 6. Santiago Cucullu 7. Lydia Dona 8. Angelo
Filomeno 9. Naomi Fisher 10. Barnaby Furnas 11. Luis Gispert 12. Jay
Isaac 13. Brad Kahlamer 14. Karen Kilimnik 15. David Korty 16. Fabian
Marcaccio 17. Sandra Meigs 18. Alain Paiement 19. Amy Sillman 20. Cynthia Sisson
Sez.
C L'iper-oggetto/ The Hyper-Object
1. Ethan Acres 2. Kim Adams 3. Blue Republic 4. Geoffrey Farmer 5.
Jerôme Fortin 6. Susan Graham 7. Katie Grinnan 8. Anitra Hamilton
9. Jacob Hashimoto 10. Marla Hlady 11. Evan Holloway 12. Julian Laverdière
13. Emil Lukas 14. Myfanwy MacLeod 15. Jason Meadows 16. Jeff Ono
17. Jeffrey Reed 18. Michelle Segré 19. Jude Tallichet 20. Shirley Tse