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"Picconate" di luce

di Paolo Granata

"Il vero è l'intero. Ma l'intero
è soltanto l'essenza che si completa
mediante il suo sviluppo".

G. W. F. HEGEL

"Vexilla regis prodeunt inferni" è l'immagine con cui si apre il canto XXXIV - l'ultimo - dell'inferno. E avanza improvvisa anche l'immagine non immagine di quel buio temperato che ha involto, ma non di certo occultato, la mostra di Nanni Menetti "Do It Your Self", ultima espressione della sua profonda ricerca artistica.

Il buio, dunque, che riesce a penetrare - per volontà dell'artista - nella galleria d'arte occultando nel vuoto le opere esposte e inevitabilmente anche lo spettatore. Unica arma di difesa e vessillo di questa mostra, una piccola torcia elettrica.

Ecco che l'occhio assume una sua identità. Lo sguardo dello spettatore raggiunge l'opera e attraverso la torcia imprime su di essa i movimenti, i percorsi di un atto conoscitivo del tutto personale. La ricerca diventa esplorazione, sorpresa, sforzo volto a disseppellire, profanare l'opera. "Picconate" di luce, dunque, che silenziose infrangono quel buio. Una percezione che diventa azione, non più contemplazione.

Microviolenza di Nanni MenettiLa torcia diventa lo strumento di una intuizione inventiva, indiretta, volta a scoprire, divinare, "illuminare" e modificare attivamente i materiali già vittime delle "violenze" di Menetti. Se non altro intuizione (dal latino in-tueri = vedere dentro) guidata dalla mano che dirige il flusso di luce alla ricerca di una percezione della totalità, dell'intero hegeliano, che nel buio sfugge, si compone per scomporsi un attimo dopo. E lo spettatore sembra in principio vittima di una sottile alchimia, di un incontro-scontro tra la luce e il buio, voluto e cercato da Menetti anche nei contrasti, nella scrittura al negativo della carta carbone, nella violenza alla scrittura stessa resa muta, scrittura ermetica, quasi crittografata, che altro non chiede se non di essere scoperta, di essere portata, dunque, "alla luce".

E non si usa tale espressione proprio quando si rinviene qualcosa che è rimasta nascosta per molto tempo ?

Ecco allora che la torcia diviene strumento creativo, esplorativo, si è già detto, ma anche catalizzatore della scoperta e appena lo spettatore - in principio vittima - diventa conscio di ciò assume il ruolo a lui più consono manifestando un'autorità espressiva e sensibile nei confronti dell'opera che resta lì, proprio come un girasole, in attesa di essere dimensionata, illuminata, pronta a seguire - in perfetto eliotropismo - i movimenti della torcia che altro non sono se non la proiezione dell'autorità espressiva dello sguardo sull'opera.

Ecco allora nascere un rapporto simbolico e interattivo - parola oggi molto di moda, ma in questo caso più che mai appropriata - tra l'occhio e l'opera, rapporto che esiste, e può esistere in questa occasione, solo per mezzo del flusso di luce che attraversando il buio arriva a far vibrare l'opera stessa sempre in maniera unica e irripetibile, come unica e irripetibile è l'esecuzione su di uno strumento musicale.

Microviolenza di Nanni Menetti Rapporto interattivo, dunque, ma essenzialmente privato, intimo, quasi morboso nell'esplorazione al punto tale da provare enorme fastidio nel momento in cui il raggio di luce di un'altra torcia si inserisce tra noi e la nostra opera illuminata, resa viva, marchiata, dalla nostra torcia.

E in questo continuo lumeggiare l'opera può rivelare ciò che era stato nascosto. Basta infatti cambiare l'inclinazione della torcia che le ombre cominciano a fluttuare e muoversi sotto il nostro controllo. Anche quelle superfici apparentemente piatte e sterili possono rivelare delle impercettibili macchie, colori, sfumature, altrimenti impossibili da scoprire con l'illuminazione a cui siamo solitamente stati abituati. La torcia, dunque, che nel buio diventa sofisticato strumento di analisi e ancora una volta di scoperta ed esplorazione.

Quel "picconare" diventa adesso "picchiettare" alla ricerca di una sensibilità che assume sempre maggiore rilievo nell'esperienza di conoscenza intuitiva sulla quale Menetti ci invita a riflettere costantemente ogni qual volta quei materiali, residui della scrittura, rivelano e nello stesso tempo nascondono una molteplicità di intuizioni.

Le microviolenze, questa volta spogliate della luce, nude al buio, perse in un orizzonte incerto e difficilmente percettibile, hanno forse saputo rivelarsi inaspettatamente in maniera molto più nitida, intrise di una segreta fluorescenza estetica e immaginativa, che Nanni Menetti ha saputo dissimulare e occultare sapientemente in esse, e che solo il buio artificioso della galleria d'arte è riuscito a riportare "alla luce".

"Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d'alcun riposo,
salimmo sù, ei primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle."

(DANTE, "Inferno" canto XXXIV)

"DO IT YOUR SELF", una mostra di Nanni Menetti

Le immagini della mostra

 

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