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Nanni Menetti

No a Sassoli, a Maraniello e ad Achille Bonito Oliva

“La Repubblica” di oggi, 29 gennaio 2006. Resoconto di Paola Naldi della performance di Durham alla GAM di Bologna: Fiat Bravo distrutta da un blocco di marmo di Carrara. Commenti. Sassoli:”E’ un’opera importante in cui la parte organica, l’elemento primario, che è il marmo, incontra la parte meccanica, tecnologica nell’espressione più comune oggi che è la macchina,diventando una cosa unica”.  Bene: che cosa c’è di specificamente artistico nell’incontro di queste due materie? Succede ormai quotidianamente, sappiamo, nelle nostre strade disconnesse di montagna che una macchina venga schiacciata millimetricamente da un masso e a volte, ho letto, anche proprio da blocchi di marmo in incidenti autostradali senza che ci sentiamo in dovere di vivere questi eventi come opere d’arte.

Maraniello”L’idea contiene in sé un doppio spirito: quello dell’idea del crash e quindi della dispersione di un oggetto pur funzionante, sublimato nella sua perdita e l’idea dell’organizzazione formale dell’opera, in cui niente è casuale” Che cosa c’è anche qui di specificamente artistico? Nulla. Si pensi al crash dei sassi gettati dal cavalcavia e si pensi, per la precisione, alla precisione formale  con cui l’industria e l’artigianato fanno bene i loro prodotti. Se bastasse la precisione a far l’arte anche un intervento in laparoscopia dovrebbe essere vissuto sempre come arte.

Achille Bonito Oliva:”Mi è piaciuta moltissimo; dimostrazione che l’arte serve a calibrare la forza bruta della natura. La forma organizzata dall’industria è presa in contropiede dalla natura in un’opera che, paradossalmente, è molto delicata”. Ebbene sì, ma solo a livello immediatamente esplicito, in ciò che di primo acchito si nota. A livello implicito, invece, l’opera di D. ci dice che l’opera organizzata dell’industria è presa in contropiede dall’opera organizzata dell’industria e non dalla natura. O che il denaro non è industria e quanto denaro c’è voluto per un a simile performance? Altro che natura: qui c’è il denaro, che di naturale non ha nulla, che si incanta estetisticamente di se stesso facendosi passare per critica conoscenza della propria precarietà!

E l’arte? Possibile che in tutta l’operazione di artistico non ci sia nulla. Certo che qualcosa di artistico c’è: c’è la decisione concettuale da parte di Dhuram di considerare arte questa operazione. Ma perché allora non prendere il pubblico e portarlo  a vivere esteticamente (non estetisticamente) eventi simili, ma reali. Si sarebbero risparmiati soldi, si sarebbero evitati tutti gli equivoci che qui ho indicato e  si sarebbe fatto un servizio all’arte dandole ciò che le spetta e nient’altro. Ogni altro dono fatto ad essa è del maligno!

 

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