Nanni Menetti
Ustica-Dc9: Boltanski ce la farà? Ma conviene l’arte alla memoria storica?
Su “la Repubblica” del giorno 8 febbraio 2007, all’interno di un servizio sul Museo della Memoria per Ustica, che si sta apprestando a Bologna nell’ex deposito dall’ATC, l’artista Christian Bolstanki, incaricato di pensare lo spazio che accoglierà il relitto del DC9, enuncia un proposito che merita alcune riflessioni. Egli dice: “non utilizzarò gli oggetti né tratterò il relitto come un’opera d’arte. E’ una tragedia vera, non la sua rappresentazione”. Ce la farà?
Penso di no. Non mi riferisco, intendiamoci, alla realizzazione fisica di quanto gli è stato chiesto e cioè all’allestimento dello spazio che dovrà contenere il relitto dell’aereo, che anzi, conoscendolo, penso che sarà perfetto, ma alla sua volontà di impedirne una lettura artistica.
Da che cosa intende difendersi con questa affermazione? Evidentemente dallo specifico dell’arte che egli identifica (lo dichiara) con la rappresentazione. Lasciando stare lo specifico dell’arte, sulla rappresentazione ha ragione. La rappresentazione, ce lo diceva già Platone, ci allontana dalla realtà. Ma oggi l’arte, su questa linea, fa ben qualcosa di più: sostituisce alla realtà di riferimento un’altra realtà, quella dell’opera, che ha vita autonoma e del tutto indipendente. Non siamo tutti d’accordo che l’opera d’arte, oggi, funziona in modo del tutto autoreferenziale? Non è chi non capisca che sarebbe del tutto stravagante dipingere bottiglie e poi pretendere che il pubblico le guardasse con l’unico intento di servirsene per ricordare le bottiglie vere di riferimento. Sarà così nella pubblicità, ma non nell’arte. Vivere la memorizzazione della tragedia di Ustica nell’arte sarebbe al limite come autorizzarci a dimenticarla. E’ la storia che ha per oggetto il particolare, ci diceva già Aristotele, non l’arte che tratta l’universale e nell’universale il fatto particolare vive certo (e come no) ma come svaporato e metabolizzato nell’universale, nel caso nel male in generale.
Boltanski l’ha capito e con la sua dichiarazione vorrebbe togliere il suo allestimento della tragedia di Ustica da questo esito per solidificarne invece la memoria individuale. Ce la farà? Non ce la farà?
Credo che non ce la farà perché basta la sua firma a collocare automaticamente ciò che fa nell’arte e poi perché le intenzioni soggettive nulla possono contro quelle oggettive delle pratiche sociali e da questo punto di vista la logica sociale dell’arte la vincerà sempre sulle intenzioni dei singoli che la praticano. Chi ha interesse a mantenere un rapporto attivo e diretto con la storia rifugga dall’arte: l’arte può rendere immortali gli eventi, ma li svuota di ogni forza concretamente politica.