La comunicazione non verbale
Thomas A. Sebeok
Tutti gli organismi
viventi a noi noti comunicano esclusivamente con mezzi non verbali,
fatta eccezione per alcuni membri della specie Homo sapiens,
che sono in grado di comunicare, simultaneamente o a turno, con mezzi
non verbali e con mezzi verbali.
L'espressione
"con mezzi verbali" equivale a locuzioni come "per mezzo della parola",
o "per mezzo della scrittura", o ancora "per mezzo di un linguaggio
di segni" (come quello usato, ad es., da un gruppo di sordomuti).
Ognuno di questi è una manifestazione particolare di un linguaggio
naturale di base di cui è dotato ogni singolo essere umano. Tuttavia,
non tutti gli umani sono alfabetizzati o sono in grado di parlare:
nei bambini, di solito, la capacità di parlare si sviluppa solo progressivamente;
alcuni adulti non acquisiscono mai la parola, e altri la perdono in
seguito a un trauma (ad. es. un colpo apoplettico) o come conseguenza
dell'invecchiamento. Nonostante queste limitazioni, gli umani privi
della capacità di verbalizzazione -cioè incapaci di parlare, scrivere
o esprimersi a gesti- possono, di norma, continuare a comunicare con
mezzi non verbali.
Per cominciare, forse può giovare un'annotazione terminologica:
a volte, nel parlare comune, la parola "linguaggio" è utilizzata in
modo improprio per designare certe strategie comunicative non verbali.
Quest'accezione potrebbe essere fonte di confusione nel presente testo,
dove la parola "linguaggio", semmai, dovrebbe essere impiegata solo
nel suo senso tecnico, cioè in riferimento agli esseri umani. Gli
usi metaforici come "linguaggio del corpo", "linguaggio dei fiori",
"linguaggio delle api", "linguaggio delle scimmie" e simili sono da
evitare.
La comunicazione
non verbale avviene all'interno di un organismo oppure fra
due o più organismi. All'interno di un organismo, i partecipanti all'atto
comunicativo -siano essi fonti del messaggio, destinatari o entrambi-
possono comprendere, a livelli di integrazione sempre più alti, gli
organelli subcellulari, le cellule, i tessuti, gli organi e gli apparati.
Inoltre, a livello non verbale, nel milieu intérieur avvengono
processi fondamentali per l'intera struttura biologica, come la sintesi
proteica, il metabolismo, l'attività ormonale, la trasmissione degli
impulsi nervosi, e via dicendo. La comunicazione, a questo livello,
in genere viene studiata (fra le altre scienze) dalle branche della
biosemiotica denominate protosemiotica, microsemiotica, citosemiotica,
o, nella sua globalità, dall'endosemiotica.
La comunicazione
interna ha luogo per mezzo di operazioni segniche, o semiosi,
di natura chimica, termica, meccanica ed elettrica, che comportano
un traffico incredibilmente intenso. Se prendiamo, ad esempio, un
singolo corpo umano, che è composto approssimativamente da 25 milioni
di miliardi di cellule, vale a dire circa duemila volte la popolazione
terrestre, e consideriamo che tutte queste cellule sono, direttamente
o indirettamente, collegate l'una all'altra tramite messaggi trasmessi
da segni in modalità diverse, la densità di questi scambi è di per
sé impressionante. Noi ne conosciamo solo una piccolissima parte,
e riusciamo a comprenderne ancor meno. I messaggi interni contengono
informazioni sul significato che uno schema somatico possiede in rapporto
a tutti gli altri, in rapporto ad ogni griglia di controllo generale
(ad es. il sistema immunitario), e in rapporto all'intero circuito
integrato regolatore, in special modo al cervello.
Le forme più
primitive di comunicazione interorganica nella biosfera si osservano
nei procarioti, esseri per lo più unicellulari, prive di nucleo, comunemente
noti come batteri. Negli ultimi vent'anni sono state individuate tre
forme di associazione batterica: nuclei localizzati, un unico superorganismo,
e in interazione con gli eucarioti (le forme di vita più familiari,
costituite da cellule il cui nucleo è avvolto in una membrana; fra
queste spiccano gli animali e le piante, ma ve ne sono anche molte
altre). Nuclei localizzati molto complessi si trovano ovunque sulla
terra: ci sono i batteri intestinali, i batteri della placca dentale,
tappeti di batteri, ecc. Naturalmente la popolazione batterica è molto
numerosa sia nei terreni sia nel limo sul fondo degli specchi d'acqua.
Questi nuclei attingono continuamente informazioni relative a particolari
circostanze, specie per quel che riguarda lo scambio di informazioni
genetiche. Un eminente batteriologo ha osservato che, in questo modo,
un nucleo batterico localizzato può sviluppare sofisticate strategie
comunicative di sopravvivenza, che gli permettono, per un certo periodo
di tempo, di funzionare come un unico organismo multicellulare.
Importante:
tutti i batteri presenti sulla terra hanno il potere di agire di concerto,
cioè come un'aggregazione planetaria illimitata, una sorta di enorme
rete comunicativa biologica, un internet, se vogliamo. Questo insieme
è stato definito come un superorganismo che possiede più informazioni
di base del cervello di qualsiasi mammifero, e le cui innumerevoli
parti sono in grado di trasferire e di condividere informazioni allo
scopo di adeguarsi ad ogni possibile circostanza.
Il superorganismo
batterico ha creato le condizioni ambientali favorevoli per lo sviluppo
di una forma di vita completamente diversa: l'eucariote. I batteri
sfruttavano gli eucarioti come loro habitat oltre ad usarli come veicoli
atti a favorire la loro propria dispersione. Gli eucarioti, infatti,
si sono evoluti in seguito a una successione di associazioni intracellulari
molto strette fra procarioti. I biologi chiamano questo genere di
associazioni "simbiosi"; tuttavia, in quanto dipendono da diversi
processi comunicativi non verbali, possiamo definirle, più in generale,
come forme di semiosi biologica. Le prime biosemiosi fra entità
batteriche risalgono a più di un miliardo d'anni fa e sono pertanto
l'origine di ogni forma di comunicazione.
Quanto a forma
e varietà di scambi comunicativi, gli animali sono i più eterogenei
fra gli esseri viventi: si ritiene che esistano da tre a trenta milioni
di specie animali e, dato che il comportamento di ogni specie differisce
da quello di tutte le altre -e la maggior parte è comunque scarsamente
conosciuta- risulta evidente che è possibile fare solo qualche considerazione
generale in merito.
Gli animali comunicano attraverso vari canali, o combinazioni
di "media". Infatti, ogni forma di propagazione dell'energia può essere
sfruttata allo scopo di trasmettere messaggi. Ne risultano diramazioni
complicate, che qui potremo solo sfiorare. Una serie di esempi può
venirci dal campo degli eventi acustici: poiché l'emissione del suono
e la sua ricezione sono onnipresenti nella comunicazione umana, potremmo
sorprenderci di quanto il suono sia raro nel più ampio sistema dell'universo
biologico. In realtà, la stragrande maggioranza degli animali è sorda
e cieca; il vero e proprio udito, così come l'emissione funzionale
di suoni, è prevalente -ma niente affatto universale- solo nei due
phyla più evoluti: gli artropodi invertebrati e i cordati vertebrati
(di cui facciamo parte anche noi). Fra i primi troviamo gli insetti,
il cui numero supera di gran lunga il resto della popolazione animale.
Negli insetti, il suono è diffuso soprattutto negli ortotteri, fra
cui troviamo le cavallette, specialmente le cavallette verdi, le mantidi,
le blatte e le cicale: appartenenti all'ordine degli omotteri, queste
ultime possiedono il meccanismo di produzione sonora più complesso
fra gli artropodi, e sono provviste, sulla parte anteriore dell'addome,
di organi dell'udito molto sviluppati. Fra i coleotteri troviamo molti
tipi di rumore: al contrario, l'uso del suono è piuttosto raro fra
gli aracnidi, a cui appartengono le zecche, gli acari, gli scorpioni
e i ragni.
Proseguendo con i vertebrati, diventa utile distinguere
non solo fra comunicazione verbale e non verbale, ma anche fra comunicazione
vocale e non vocale, e introdurre ulteriori discriminazioni con l'avvento
degli utensili. Il meccanismo vocale funzionante per mezzo di una
corrente d'aria che passa sulle corde vocali, ponendole in vibrazione,
sembra appartenere esclusivamente a noi esseri umani e, pur con qualche
differenza, ai nostri parenti più stretti, gli altri mammiferi, nonché
agli uccelli (dotati di siringe), ai rettili e agli anfibi; sebbene
anche alcuni pesci si servano di "strumenti a fiato", questi sono
privi dell' "ancia" costituita dalle nostre corde vocali. Per quanto
ne sappiamo, non si riscontrano autentiche manifestazioni vocali al
di fuori dei vertebrati terrestri e dei loro discendenti marini (ad
es. le balene).
Gli esseri umani
comunicano attraverso molti canali, solo uno dei quali è quello acustico.
Nella nostra specie, la comunicazione acustica può essere verbale
e vocale, il che, ovviamente, avviene spesso quando parliamo.
Tuttavia, i cosiddetti linguaggi di segni alternativi, elaborati da
emittenti e riceventi per comunicare in circostanze particolari o
in periodi in cui il parlare è proibito o ostacolato da determinate
condizioni, sono in genere verbali, ma non vocali. In questa categoria
vanno i linguaggi di segni degli Indiani del Nordamerica e del Sudamerica
e quelli degli Aborigeni australiani, i sistemi di comunicazione monastici
praticati dove vige la regola del silenzio, certi linguaggi di segni
professionali o artistici come quelli del teatro di pantomima o di
alcune varietà di balletto. I gesti non accompagnati dalla voce possono
essere anche deliberatamente scelti e preferiti alla parola, quando
c'è un'esigenza di segretezza: ad esempio nel baseball, quando un
ricevitore vuole tenere il battitore all'oscuro sul tipo di lancio
successivo; oppure se un criminale intende nascondere certi messaggi
ai testimoni. Più complessi sono i linguaggi segreti di segni utilizzati
dai culti religiosi o dalle società segrete, in cui determinati codici
rituali hanno lo scopo di gestire relazioni sociali problematiche
fra "insiders" da un parte, e "outsiders" dall'altra.
La comunicazione
acustica, negli esseri umani, può essere inoltre somatica o "strumentale"
[artifactual]. Un buon esempio è il confronto fra il cantare a bocca
chiusa o il fischiettare, che si ottengono solo con il corpo, e il
"tam-tam" -i segnali dati con i tamburi- che richiede invece un qualche
strumento a percussione o almeno un tronco d'albero. A volte i messaggi
acustici non verbali -con o senza parola- vengono trasmessi "a distanza":
da dietro una maschera, tramite figure inanimate come pupazzi o marionette,
o altri oggetti usati negli spettacoli. Anche la comunicazione acustica
somatica può essere vocale (un grido di paura) o non vocale (schioccare
le dita per convocare un cameriere). Inoltre, in tutte le comunità
di esseri umani a noi note, la comunicazione non verbale, nel canale
acustico, è stata abilmente elaborata in un'ampia varietà di produzioni
musicali, che possono essere accompagnate da un testo verbale (come
nelle canzoni) o cantilenate senza parole, oppure realizzate da ogni
sorta di strumento musicale, o ancora inserite in un prodotto artistico
enormemente complesso e multidimensionale come l'opera. Così, mentre
l'ouverture dal Don Giovanni di Mozart è un puro allegro
di sonata, l'incantevole duetto fra Don Giovanni e Zerlina, "Là ci
darem la mano" (Atto I, Scena 7), che viene immediatamente dopo un
recitativo secco (cioè esclusivamente verbale), introduce una melodia
a voce sola e poi due voci che s'intrecciano, per culminare in un
gesto di contatto fisico e nell'uscita di scena saltellante, a ritmo
di danza (tempo di 6/8). Essendo l'opera la forma d'arte sincretica
per eccellenza, il codice musicale di Mozart, accompagnato dal libretto
di Lorenzo da Ponte, in questa scena è rafforzato da una schiera di
altri codici artistici non verbali, fra cui il mimo, la scenografia,
la messa in scena, i costumi e le luci (ma anche, nella stessa opera,
la danza, l'arte culinaria e persino la statuaria).
Una struttura
artistica forse un po' meno complicata, ma analogamente fusa, è quella
del film sonoro. Quest'ultimo attinge almeno a quattro codici, uno
visuale e tre auditivi: il linguaggio, la musica e gli effetti sonori.
Un altro esempio di fusione artistica sono i numeri acrobatici del
circo, che si realizzano attraverso almeno cinque codici: l'atteggiamento
dinamico dell'artista, il suo comportamento sociale, i costumi e gli
altri accessori, il commento verbale e l'accompagnamento musicale.
Alla sbalorditiva complessità dei messaggi provenienti dalle rappresentazioni
teatrali (la frase di Amleto: ".accordate l'azione alla parola, la
parola all'azione" non è che un modesto inizio) qui possiamo solo
accennare.
Un'altra interessante
forma di comunicazione non verbale avviene durante la direzione d'orchestra,
che possiamo definire come segue: ricavare da un'orchestra, con un
minimo di gesti coreografici il più possibile appropriati, il massimo
risultato acustico. In un contesto pubblico, il direttore è in contatto
non solo con i membri dell'orchestra, ma anche con gli spettatori
che assistono al concerto. I gesti modellati da tutti gli apparati
superiori del corpo -le mani, le braccia, le spalle, la testa, gli
occhi- vengono decodificati dagli spettatori attraverso il canale
visivo e trasformati dagli esecutori in suono, il quale viene poi
restituito al pubblico (i direttori di opere spesso seguono le parole
con le labbra). Come ha scritto recentemente il celebre pianista Charles
Rosen: "Per tutti noi la musica è tanto gesto fisico quanto è suono,
e la sua originaria parentela con la danza non si perde mai completamente."
I vantaggi funzionali
dei diversi canali di comunicazione non sono mai stati analizzati
a fondo, tuttavia è possibile fare alcune affermazioni sulla comunicazione
acustica, che, a parità di condizioni, valgono per gli animali, compreso
l'uomo. Un chiaro svantaggio è che il suono ha carattere transitorio,
a differenza, poniamo, dei feromoni, messaggeri chimici che tendono
a durare nel tempo. Per contrastare tale transitorietà, gli esseri
umani hanno finito per ricorrere alla scrittura e, più di recente,
hanno introdotto ogni sorta di apparecchio per la registrazione del
suono. Questo apparente difetto, però, può essere compensato dai numerosi
vantaggi che il suono ha sugli altri mezzi di comunicazione: tanto
per cominciare, il suono è indipendente dalla luce, e può quindi essere
usato di giorno come di notte. In secondo luogo, il suono riempie
tutto lo spazio intorno alla fonte, e non richiede pertanto un collegamento
diretto con la destinazione. Inoltre, comporta solo un minimo dispendio
di energia. Nella maggior parte degli animali, l'unica fonte sonora
è il corpo: di solito non è indispensabile alcuno strumento. Nel caso
degli esseri umani, il suono può anche essere modulato in modo da
variare da un intimo sussurro a un grido che copre una lunga distanza.
Volendo riassumere ciò che sappiamo sul comportamento acustico
dei vertebrati, qui potremo appena scendere sotto la superficie: nei
pesci, come negli insetti, la produzione sonora sembra essere un evento
sporadico; quasi tutti gli esempi si concentrano nei teleòstei, i
quali, come ci insegna Huxley, utilizzano tre diversi metodi: per
stridulazione, cioè con lo sfregamento di una parte dura su di un'altra
(ad es. digrignando i denti); con l'espulsione di gas (una sorta di
respiro); facendo vibrare la vescica natatoria. Alcuni pesci soffiano,
come i gatti, alcuni ringhiano, altri grugniscono come i maiali, altri
ancora gracidano, "russano" o piagnucolano, alcuni mugghiano, "fanno
le fusa", ronzano o fischiano, uno addirittura vibra come un tamburo.
E naturalmente i pesci sono in grado di udire (anche se le loro capacità
uditive variano considerevolmente).
La maggior parte
degli anfibi non ci sente e raramente emette suoni, al di fuori di
un debole squittio, ma le rane e i rospi producono molti rumori, notevolmente
diversificati tra loro. I rettili, in generale, hanno un udito migliore
rispetto agli anfibi, ma solo pochi emettono suoni (anche se i coccodrilli
ruggiscono e grugniscono).
Negli uccelli
la significazione avviene per mezzo dell'emissione e della ricezione
di suoni, e, più in generale, con le cosiddette esibizioni
-schemi motori stereotipati con funzione comunicativa- che comprendono
anche movimenti visivi e particolari atteggiamenti del corpo. Gli
uccelli producono una enorme varietà di emissioni sonore, da brevi
richiami monosillabici a sequenze lunghe e complicate, i canti. Alcuni
uccelli possono riprodurre "a pappagallo", più o meno fedelmente,
i rumori presenti nel loro ambiente, imitando quelli di altre specie,
anche e soprattutto i suoni del linguaggio umano. I sistemi comunicativi
degli uccelli sono stati studiati per molti secoli, e sono talmente
eterogenei che qui sarebbe impossibile descriverli adeguatamente.
Lo stesso vale per i loro multiformi, spesso sorprendenti, esibizioni
-schemi motori stereotipati- fra cui l'esibizione del loro piumaggio
a volte spettacolare (ad es. nei pavoni e negli uccelli del paradiso)
e le costruzioni (negli uccelli giardinieri).
I mammiferi possiedono organi dell'udito complessi e, più
di tutti gli altri gruppi, fanno affidamento sul senso dell'udito,
ma, come molti uccelli, comunicano anche -sebbene sporadicamente-
per mezzo di sistemi non vocali: un esempio ben noto è il comportamento
del gorilla, che si percuote il petto con i pugni chiusi. L'ecolocazione
è quel fenomeno per cui un unico individuo emette e riceve la stessa
stringa di suoni: lo si osserva nei pipistrelli e in mammiferi marini,
come alcune specie di balene e delfini (la capacità dei ciechi di
navigare per mezzo dell'ecolocazione non è mai stata dimostrata).
Alcuni vertebrati, fra cui i ratti, i gerbilli e i criceti comunicano
nell'ambito di uno spettro sonoro impercettibile per il normale udito
umano, per mezzo cioè di richiami ultrasonici (analogamente, il colore
più efficace nella società delle api sembra essere l'ultravioletto,
uno spettro inaccessibile alla vista umana non coadiuvata da strumenti).
Tutti i carnivori (gatti, cani, iene, ecc.) nonché i primati,
incluse le scimmie, che sono i parenti più prossimi dell'uomo, articolano
suoni più o meno vigorosi, ma le manifestazioni proprie di queste
creature sono tanto ricche e tanto diversificate -si va dagli orangutan,
relativamente silenziosi, al "canto" assai vario dei gibboni- che
descriverle tutte richiederebbe un trattato a parte. Pertanto, invece
di tentare una descrizione che risulterebbe inevitabilmente sommaria,
conviene piuttosto insistere che le scimmie, allo stato brado, non
comunicano verbalmente e che per giunta -ad onta delle insistenti
dichiarazioni dei mezzi d'informazione- persino i più coraggiosi tentativi
di indurre una qualche manifestazione di linguaggio naturale nelle
scimmie in cattività sono invariabilmente falliti.
I tentativi
di impartire determinate abilità paralinguistiche alle scimmie o ad
altri animali (come i mammiferi marini in cattività o gli uccelli
domestici) sono stati aspramente criticati, poiché si riteneva potessero
incappare nel fenomeno -o fallacia- Bravo Hans. Poiché questo fenomeno
ha profonde implicazioni per qualsiasi forma di comunicazione uomo-animale
(uno fra i possibili sistemi diadici), sarà opportuno farne un breve
resoconto. Nella Berlino di fine secolo, si riteneva che uno stallone
di nome Hans fosse capace di eseguire operazioni aritmetiche e di
compiere prodezze linguistiche altrettanto sorprendenti, come rispondere
con segni non verbali a domande che gli venivano poste in forma scritta
od orale, "telegrafando" le risposte esatte con il battito dello zoccolo.
Successivamente, alcuni test ben congegnati dimostrarono che in realtà
il cavallo reagiva a segnali non verbali emessi involontariamente
dall'interrogante. Dopo quella dimostrazione di come i segnali involontari
possano influenzare gli esperimenti sugli animali, ogni scienziato
attento e intelligente ha sempre cercato di eliminare quest'effetto,
a volte molto subdolo e persistente.
In seguito si
scoprì che esistono due varianti della fallacia Bravo Hans: quella
basata sull'autoinganno, in cui caddero il padrone/ammaestratore di
Hans e altri che lo interrogarono, e quelle esibizioni -di "cavalli
prodigiosi", "cani parlanti" maiali od oche "istruiti"- basate su
veri e propri trucchi messi in atto da prestigiatori o da semplici
ciarlatani (di cui si è narrato per molti secoli). Il mondo animale
e umano è pieno di segnalazioni non verbali ingannevoli. Negli animali,
le forme base di inganno involontario sono dette mimicry. Per
mimicry di solito si intende l'emulazione di modelli pericolosi per
mezzo di una mimica innocua fatta di segnali visivi o uditivi, o di
odori sgradevoli, allo scopo di ingannare i predatori. Negli esseri
umani, la comunicazione ingannevole nella vita quotidiana viene studiata
dalla psicologia, e, nel mondo dello spettacolo, dai maghi professionisti.
Diverse parti del corpo possono denotare mendacità, prese singolarmente
o in combinazione: lo sguardo, la dilatazione delle pupille, le lacrime,
lo sbattere delle palpebre, l'espressione del viso, il sorriso o l'aspetto
corrucciato, i gesti, la postura, la voce, ecc.
Fin qui abbiamo
considerato prevalentemente gli eventi acustici, ma ciò non significa
che intendiamo trascurare gli altri canali di codifica dei messaggi
non verbali: chimico, tattile, elettrico, termico, ecc.. Il canale
chimico precede di gran lunga tutti gli altri nella storia dell'evoluzione
ed è onnipresente nella totalità degli organismi. La comunicazione
batterica avviene esclusivamente per via chimica.
Attraverso il
canale chimico, le piante interagiscono con le altre piante, e con
segnali ottici -oltre ai soliti canali di contatto- comunicano con
gli animali (soprattutto con gli insetti, ma anche con gli esseri
umani). Se qui non potremo addentrarci ulteriormente nell'intrico
della comunicazione fra piante (la fitosemiosi, in termini
tecnici), accenneremo almeno a due aree d'interessi collegate: quel
gradevole artificio semiotico minore che è la composizione floreale,
nonché il vasto dominio del giardino, una delle più importanti costruzioni
semiosiche non verbali. I giardini classici, quelli paesaggistici,
gli orti, i giardini d'acque, i giardini di coralli, i giardini
Zen, sono tutti notevoli congegni non verbali, coltivati in modo diverso
dalle Trobriand di Malinowski fino al tradizionale kare sansui
giapponese (giardino secco), ai paesi islamici, alla Cina, e soprattutto
alla Francia e alla Gran Bretagna.
L'odore (esalazione, fragranza, profumo, aroma) è utilizzato
a scopi comunicativi ed è decisivo ad es. negli squali e nei porcospini,
fra gli insetti sociali come le api, le termiti e le formiche, e in
mammiferi sociali come i lupi e i leoni, ed è invece meno importante
negli uccelli e nei primati, che dipendono in larga misura dalla vista.
Nelle società moderne, l'odore viene apertamente commercializzato
nella manipolazione olfattiva dei cibi e dei prodotti di toeletta,
che interessa l'odore sgradevole del corpo e dei prodotti dell'industria
del tabacco. I profumi sono spesso associati all'amore e all'energia
sessuale.
Il corpo stesso
può essere un mezzo primario di comunicazione verbale e non verbale.
A proposito degli animali, è risaputo che i cani e i gatti esibiscono
il corpo in atteggiamenti di sottomissione e di intimidazione, come
nelle famose immagini del libro di Darwin sull'Espressione delle
emozioni, nelle figure 5-8 (cani) e 9-10 (gatti). La Field
Guide di Desmond Morris e le foto raccolte da Weldon Kees contengono
molti esempi suggestivi di come il corpo umano entra in gioco abitualmente.
Il wrestling professionale è una forma di intrattenimento popolare
camuffato da sport che presenta due corpi o un gruppo di corpi che
si contorcono, gemono e grugniscono, fingendo, quasi come in un dramma
allegorico, di gareggiare per la vittoria del bene sul male, nella
misura in cui i giocatori interagiscono l'uno con l'altro ma, più
sottilmente, comunicano dal vivo con un pubbico. Questo genere di
performance differisce dagli incontri regolari, come quelli di boxe
e di wrestling universitario, in quanto non vi sono quasi mai dubbi
sul risultato della gara.
La danza è una
sofisticata forma d'arte in grado di esprimere pensieri e sentimenti
umani attraverso il corpo inteso come strumento, in diversi generi
e culture. Uno di questi generi è il balletto occidentale, che si
mescola a dialoghi gestuali delle mani e delle membra e a fluidi movimenti
del corpo, nonché a una schiera di altri protocolli non verbali che
rimandano l'uno all'altro: la musica, i costumi, le luci, le maschere,
la scenografia, le parrucche, ecc. La danza e la musica di solito
accompagnano le pantomime o gli spettacoli muti. I clown muti o i
mimi integrano i movimenti del corpo con un adeguato make-up e con
i costumi.
Le espressioni
del viso, il broncio, la smorfia, inarcare le sopracciglia, il pianto,
aprire le narici, costituiscono un sistema di comunicazione potente
e universale, prese separatamente o insieme. L'attività degli occhi,
come guardare e scambiare sguardi, può rivelarsi particolarmente efficace
per comprendere una serie di comportamenti sociali nei vertebrati
e negli esseri umani. Sebbene i riflessi pupillari siano stati studiati
fin dall'antichità, solo negli ultimi vent'anni tali studi si sono
evoluti in un campo di ricerca molto vasto denominato pupillometria.
Per i domatori di animali da circo è sempre esistita una tacita regola
che prescrive di sorvegliare con attenzione i movimenti pupillari
degli animali a loro affidati, ad esempio delle tigri, per stabilire
con certezza le loro alterazioni d'umore. Gli orsi, al contrario delle
tigri, si dice siano "imprevedibili", e quindi pericolosi, proprio
perché la loro pupilla non è un indicatore, e anche perché il loro
muso inelastico è incapace di "telegrafarci" un imminente attacco.
In effetti, nelle relazioni interpersonali fra coppie di esseri umani,
la dilatazione delle pupille costituisce spesso un segnale non intenzionale
diretto all'altra persona (o ad un oggetto) che denota un interesse
intenso, spesso carico di sfumature sessuali.
Numerosi e ponderosi sono i dizionari, i glossari, i manuali
e la raccolte di documenti che tentano di spiegare e di illustrare
la forma e il significato di marchi, emblemi, insegne, segnali, simboli
e altri segni (in senso letterale e tangibile), fra cui quelli atti
a fissare la parola, come i caratteri e i segni di interpunzione,
i segni numerici, i simboli fonetici, le firme, le marche, i logo,
le filigrane, i disegni araldici, i segni astrologici, i simboli alchemici,
cabalistici e magici, i talismani, i simboli tecnici e scientifici
(come quelli della chimica), i pittogrammi e altre immagini simili,
molte delle quali largamente impiegate nella pubblicità. I segnali
regolatori (VIETATO FUMARE), i segnali direzionali disseminati negli
aeroporti (CONTROLLO PASSAPORTI, UOMINI, DONNE) o negli ospedali (PEDIATRIA),
i segnali stradali internazionali (DIVIETO DI TRANSITO) sono di solito
accompagnati da icone, accorgimento dettato dalla necessità di comunicare
al di là delle barriere linguistiche o di determinati deficit fisici
o handicap.
Le labirintiche
ramificazioni della comunicazione ottica nel regno animale e nella
specie umana sono pressoché illimitate e necessiterebbero di una trattazione
separata. Fin dall'epoca preistorica, scienze come l'astronomia e
le arti visive si sono sviluppate, com'è naturale, prevalentemente
attraverso il canale ottico. Le alterazioni del corpo umano e del
suo aspetto fisico, a cominciare da quelle provvisorie, come la pittura
del corpo o il trucco teatrale, o la cura regolare dei capelli, fino
a metamorfosi quasi permanenti come la body sculpture: l'antico
"piede di loto" cinese o i "lacci stretti" degli abiti occidentali;
l'infibulazione, la cicatrizzazione o il tatuaggio, e più in generale
la chirurgia plastica, tutte queste pratiche trasmettono messaggi
non verbali -spesso con intento cosmetico, come nel caso di interventi
di ricostruzione volti a modificare le dimensioni del seno femminile-.
L'arte egiziana di dipingere le mummie, diffusa in epoca romana, aveva
lo scopo di dotarle di un surrogato della testa, che avrebbe facilitato
la comunicazione del defunto durante il suo passaggio nell'aldilà.
Nell'affascinante varietà dei comportamenti comunicativi umani a distanza c'è anche una singolare forma di baratto, nota sin dai tempi di Erodoto, e di cui tuttora si riferiscono esempi moderni. Gli etnografi la chiamano commercio muto. Di solito non implica nessuno dei consueti canali diretti, ma solo l'idea astratta di scambio, e si svolge più o meno così: una delle due parti della transazione commerciale abbandona la merce in un luogo convenuto, quindi si ritira in un luogo nascosto da cui osserva senza essere visto -ma è più probabile il contrario-. In seguito l'altra parte arriva sul posto ed esamina i prodotti ivi lasciati: se è soddisfatto di quel che trova, deporrà a sua volta una quantità più o meno equivalente di altra merce di scambio.
Lo studio della
disposizione spazio-temporale del corpo (a volte detta prossemica)
nei rapporti personali, le adeguate dimensioni delle gabbie nei giardini
zoologici o delle celle di un carcere, la disposizione all'interno
degli uffici, delle classi, delle corsie d'ospedale, delle mostre
d'arte in musei e gallerie, e una miriade di altri progetti architettonici
chiamano in causa l'axiologia del volume e della durata. La mappa
è la rappresentazione grafica di un ambiente, e contiene sia elementi
figurativi e iconici sia elementi non figurativi o simbolici, passando
da poche semplici configurazioni a progetti molto complessi, o altri
diagrammi ed equazioni matematiche. Tutte le mappe sono anche indici:
vanno dal locale, come la ben nota rappresentazione della metropolitana
di Londra, alla targa intergalattica fissata sull'astronave Pioneer
che si allontana a gran velocità dal nostro sistema solare. Tutti
gli organismi comunicano per mezzo di modelli (Umwelt, o mondi
propri), ognuno secondo gli organi di senso propri della sua specie.
Tali modelli spaziano dalle rappresentazioni più elementari delle
manovre di avvicinamento e ritirata alle più sofisticate teorie cosmiche
di Newton e di Einstein. Sarebbe opportuno ricordare che, in principio,
Einstein costruì il suo paradigma dell'universo a partire da segni
non verbali, "visuali, e alcuni di tipo muscolare". Come egli stesso
scrisse a un collega nel 1945: "Sembra che le parole o il linguaggio,
scritte o parlate, non abbiano alcuna funzione nei miei meccanismi
cognitivi. A quanto pare, le entità psichiche che costituiscono gli
elementi del pensiero sono certi segni e immagini più o meno chiari,
che possono essere 'volontariamente' riprodotti e combinati." Successivamente,
"solo in una seconda fase", dopo un lungo e faticoso lavoro di trasformazione
delle sue costruzioni non verbali in "parole convenzionali e altri
segni", lo scienziato era in grado di comunicarli agli altri.
(traduzione di Elisabeta Zoni)
Bibliografia consigliata
Poiché tutti gli esseri viventi
comunicano con mezzi non verbali, la letteratura esistente sull'argomento
è sterminata. Pertanto, la bibliografia è stata arbitrariamente ridotta
a una sola voce inglese per i principali argomenti trattati in questo
articolo. Gli argomenti sono elencati in ordine alfabetico.
Abiti: Alison Lurie, The Language of
Clothes. New York, Random House, 1981.
Acrobati: Paul Bouissac, Circus and Culture: A Semiotic
Approach. London, University Press of America,
1985.
Paul Bouissac, Circo e Cultura, trad. e introd. di
Andrea Semprini. Palermo, Sellerio, 1986.
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Animali ed esseri umani: Thomas A. Sebeok, Essays in Zoosemiotics.
Toronto Semiotic Circle, Monograph Series N. 5,
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Bambini: Cowlyn Trevarthen, Signs Before Speech.
Thomas A. Sebeok and Jean Umiker Sebeok (a cura di), The Semiotic
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Bravo Hans: Thomas A. Sebeok e Robert Rosenthal (a cura di),
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Canto degli uccelli: C. K. Catchpole e P. J. B. Slater, Bird Song:
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Comunicazione (in generale): Thomas A. Sebeok, Communication. A Sign Is
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Comunicazione negli animali: Thomas A. Sebeok (a cura di), How
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Danza: Judith Lynne Hanna, To Dance Is Human: A Theory
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Direzione d'orchestra: Gunther Schuller, The Compleat Conductor.
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Ecolocazione: René-Guy Busnel e James F. Fish, Animal Sonar
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Emozioni: Charles Darwin: The Expression of the Emotions
in Man and Animals. Introduzione, postfazione e commento
a cura di Paul Ekman. New York, Oxford University Press, 1998
Charles Darwin, L'espressione delle emozioni nell'uomo
e negli animali, introd., prefaz. e commenti di Paul Ekman e con
un saggio sulla storia delle illustrazioni di Phillip Pradger. Torino,
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Volto: Terry Landau, About Faces. New York, Doubleday, 1989